ImageMagick: impostare la security policy per convertire i file in PDF

Avevo la necessità di convertire alcune foto in un singolo file PDF su Linux. Rispolverando le mie vecchie conoscenze da utente del Pinguino di lunga data mi è tornato in mente il comodo tool Imagemagick che si trova preinstallato in parecchie distribuzioni.

Dunque ho dato il classico comando convert per eseguire la conversione in PDF delle immagini:

convert foto1.jpg foto2.jpg foto3.jpg Album.pdf

Bash però mi ha risposto sconsolato con tale errore:

convert: attempt to perform an operation not allowed by the security policy `PDF' @ error/constitute.c/IsCoderAuthorized/408.

Dopo una serie di googlate ho scoperto che a causa di un bug di sicurezza è stata impostata una policy che di base blocca le conversioni in formato PDF. Tuttavia è possibile ripristinare tale funzione aggiungendo una nuova policy di sicurezza dentro il file policy.xml presente nella directory /etc/ImageMagick-6

Dunque apriamo sto benedetto file:

sudo nano /etc/ImageMagick-6/policy.xml

E poco prima della chiusura del tag </policymap> aggiungiamo questa stramaledetta policy:

< policy domain="coder" rights="read | write" pattern="PDF" />

Successivamente salviamo il file, CTRL+S e CTRL+X, et voilà Imagemagick  sarà nuovamente capace di esportare file in formato PDF.

:# /dev/null/

Fonte

[Windows 10] Installare Windows Subsystem for Linux

Piccola nota personale, avevo bisogno di testare uno script bash al volo ma avevo solo Windows 10 a disposizione, cosi ho deciso di abilitare Windows Subsystem for Linux. È un operazione veramente banale, aprite Powershell con i poteri di admin e poi scrivete:

Enable-WindowsOptionalFeature -Online -FeatureName Microsoft-Windows-Subsystem-Linux

Fatto questo riavviamo Windows quando viene richiesto e dopo il reboot apriamo lo store di Microsoft e installiamo la versione di bash che preferiamo. Io ad esempio ho scelto quella di Ubuntu.WSL.png

Dopo aver scelto la versione di Bash apriamo il collegato chiamato come la distribuzione che abbiamo scelto, aspettiamo qualche minuto per la configurazione e immettiamo il nome utente e la password per l’ambiente Linux. Fatto questo saremo pronti per avviare gli scrit bash per il lancio dei nostri missili nucleari e ovviamente anche per evocare satana e le squillo di lusso.

:# /dev/null/

Fonte

Ora la distro torna a fare la distro

E venne il giorno in cui Mark Shuttleworth dovette calarsi le braghe e annunciare questo al mondo:

‘we will end our investment in Unity 8, the phone and convergence shell’

Ci sono voluti 5 anni per capirlo ma alla fine c’è l’hanno fatta. È stato bello crederci, è stato bello proporre la “convergence” open source, ma se pure Microsoft ha cannato (cioè “circa come quasi”, il discorso con MS è leggermente più complesso come mi ha fatto notare il buon Alessio) in questo be allora c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato in questo approccio.

ubuntu
RIP Unity (2010-2017), addio e grazie per tutto il pesce 😀

Anni sprecati, milioni di euro in sviluppo spesi per cosa Canonical? Per un pugno di mosche, io sono sempre stato dubbioso nei riguardi di Unity, poi con Unity 8 ho capito che si trattava di una chimera peggio di E17, solo che alla fine il team di Enlightenment l’ha rilasciato veramente il nuovo ambiente grafico stabile.

Discorso diverso era Mir, li proprio non ci sono mai state possibilità, tutta la community è con Wayland, il progetto Mesa sta con Wayland (cioè nemmeno scrivevano i driver open source per Mir perché era un casino immane farli) e pure Nvidia ha iniziato a svilupparci sopra qualche driver (anche se con diverse magagne). Dunque appena sarà defunto il caro vecchio Xorg, ed è solo questione di tempo, lo standard sarà Wayland e finalmente (si spera) non dovremmo aggiornare il server grafico per ogni cazzo di update dei driver.

Mi ci voleva una notizia “bomba” come questa per farmi tornare a scrivere elucubrazioni su Linux. Io comunque vorrei sempre ringraziare Canonical perché alla fine Ubuntu resta la mia distribuzione, uso tutt’oggi Ubuntu 16.04 LTS con Plasma 5 e mi trovo benissimo.

Quindi finalmente la distribuzione potrà tornare a fare la distribuzione, ovvero il lavoro che gli riesce meglio, senza dunque sprecare energie in ambienti grafici che altri team fanno molto meglio.

Anni fa lessi un metafora davvero ben azzeccata (non mi ricordo da chi quindi mi perdoni la non citazione se mi sta leggendo): “le distribuzioni devono coprire bene l’ultimo miglio ovvero lo spazio che separa il desktop environment dall’utente finale”.

Una buona distribuzione, come era ed è tutt’oggi Ubuntu, si occupa appunto di questo di coprire tale miglio con patch e limature all’esperienza utente. Quasi quasi, per Ubuntu 18.04 LTS potrei fare una capatina su GNOME. Vedremo l’anno prossimo 😀

:# /dev/null/

PS: ovviamente stendiamo un velo pietoso su Ubuntu Phone che a mio avviso non ha mai nemmeno potuto rivaleggiare con Android anche se era partito con il piede giusto cercando partner hardware.